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venerdì 9 marzo 2012

Una mimosa per le girls:



Nina, Ilaria, Valeria, Kika, Debora, Vicky e Mariagrazia.


Ieri è stata la festa della donna, l'8 marzo, il caso vuole che tale ricorrenza cada esattamente il giorno dopo il mio compleanno, che è il 7 Marzo, appunto, questo fatto spiega perchè io mi sia sempre ritrovata a spegnere le candeline sopra una torta mimosa. Quest'anno le candeline non le ho spente, però ho festeggiato lo stesso, e lo stesso con una torta mimosa.



Per celebrare però una serata tra amiche.
Una serata al femminile, è il modo moderno per ricordare il percorso di emancipazione delle donne che è avvenuto soltanto nell'ultimo secolo, sembra esserci però una consistente differenza tra
 la storia che ci hanno insegnato, e quella realmente accaduta, nello spiegare l'origine di tale celebrazione.

Riporto in proposito una fonte trovata in rete, che è quella della giornalista Nucci Alessandra :


"La festa dell’8 marzo, che in Italia si tramanda di anno in anno con l’immutabilità delle leggende, narra della lotta di classe, dello sfruttamento capitalista, del diritto al lavoro e, immancabilmente, dell’iniquità della società americana. Si tratta però di una mitologia indotta, un misto di fatti veri e meno veri ricostruiti con fantasia dal movimento sindacale, in piena Guerra Fredda, per dare corpo all’ideologia marxista e incanalare le donne il più possibile verso rivendicazioni di stampo comunista.
La storia vera infatti è molto più articolata della sola iniziativa che si vuole lanciata da Clara Zetkin a Copenhagen nel 1910. L’incendio della Triangle Shirtwaist Factory di New York fu tragedia vera e immane, ma non fu riconducibile né a scioperi né a serrate, fece vittime anche fra gli uomini e oltretutto avvenne nel 1911, un anno dopo il supposto “proclama”. Nella minuziosa ricostruzione storica offerta dal libro “8 marzo. Storie, miti, riti della giornata internazionale della donna” di Tilde Capomazza e Marisa Ombra (ed. Utopia, Roma, 1991), si scopre che la data dell’8 marzo fu stabilita a Mosca nel 1921, durante la “Seconda conferenza delle donne comuniste”. Svoltasi all’interno della III Internazionale comunista, la conferenza decise di stabilire quella data come “Giornata internazionale dell’operaia” in onore della prima manifestazione delle operaie di Pietroburgo contro lo zarismo.
La “Festa della donna” fu istituita quindi nel quadro ideologico e politico che vedeva i paesi comunisti di tutto il mondo uniti per la rivoluzione del proletariato, sotto la guida dell’Unione Sovietica. Perché allora questo fatto non viene tramandato ogni 8 marzo? Per capirlo bisogna andare alle radici del femminismo, che non nasce dalle lotte del proletariato ma dalle donne del ceto medio, che già dalla metà dell’800 avevano cominciato a mobilitarsi per il diritto di voto. Quando poi, al volgere del XX secolo, venne fondato il Partito Socialista internazionale, le sue donne si divisero fra quelle disposte ad allearsi con le femministe “borghesi”, e quelle che invece ritenevano che, come scrisse nel 1910 L’Avanti!, «il proletariato femminile non può schierarsi col femminismo delle donne borghesi per ottenere quelle riforme civili e giuridiche che le tolgano alla tutela e alla dipendenza dall’uomo. Questa emancipazione di sesso non scuote e può piuttosto rafforzare i cardini della presente società economica: proprietà privata e sfruttamento di classe».

In poche parole le donne di sinistra accusavano le borghesi di «non attaccare a fondo l’istituto familiare, luogo privilegiato di oppressione della donna». Questa divisione può spiegare la ricostruzione dell’8 marzo come iniziativa di protesta per il terribile incendio di New York, il cui taglio anti-americano risultava tanto più efficace quanto più ne rimaneva nascosta la radice sovietica.

Questa versione fu riportata infatti per la prima volta in Italia dal settimanale La lotta, edito dalla sezione bolognese del Partito Comunista Italiano. Era il 1952, e quell’anno l’Unione Donne Italiane, settore femminile della Cgil, distribuì alle sue iscritte una valanga di librettini minuscoli, 4 cm x 6, da attaccare agli abiti insieme a una mimosa. Nel libretto c’era un resoconto dell’incendio di New York. Due anni dopo, il settimanale della Cgil, Il lavoro, perfezionò il racconto con un fotomontaggio che ritrae un signore arcigno in bombetta dal nome inventato che si fa largo fra masse di donne tenute indietro dalla polizia.
Così la data dell’8 marzo si è diffusa a tappe alterne, soprattutto in Europa. In alcuni paesi è salita alla ribalta solo da pochi anni. Negli Stati Uniti, dove le manifestazioni delle donne hanno sempre incluso le più svariate associazioni femminili, le donne socialiste tenevano già una “Festa della donna” nel 1908, che però non è mai diventato un appuntamento diffuso. È da pochissimo che si tenta di far acquistare visibilità in USA all’“International Women’s Day”. Nonostante infatti la crescente pubblicistica degli studi femminili, presenti in tutti gli atenei, il livello di attenzione del pubblico per l’8 marzo continua ad essere quasi del tutto inesistente."



Le mie femministe preferite, e non è un mistero, visto pure il nome di questa pagina, sono Carrie, Charlotte, Samantha e Miranda, direttamente da Manhattan, da Sex And The City, se volete un corso espresso di femminismo ed emancipazione, correte a vedere l'intera serie, tra una risata e una lacrima, si parla di rapporti di coppia,  di sesso, di delusioni, e di tradimenti, così come capita nella vita di tutti i giorni ( però con scarpe più belle! ),
soprattutto, infine, si parla dell' amicizia tra le inseparabili protagoniste,
ed quindi alle mie partner di ieri sera che dedico questa mimosa, amiche, e ragazze straordinarie!




TORTA MIMOSA
Questa volta, per essere totalmente democratica, ho utilizzato una ricetta 100% gluten free,

PAN DI SPAGNA

150 gr fecola di patate
150 gr zucchero
5 uova
scorza di limone bio
aroma vaniglia

Bisogna montare lo zucchero con le uova finchè non diventano gonfie, e della consistenza dello zabaione, ci vorranno circa 15 minuti di frullino, pazienza!

Quando le uova sono ben gonfie si possono aggiungere gli aromi e la fecola di patate setacciata, senza sgonfiare il composto, mescolando a mando con una spatola dal basso verso l'alto.

bisogna poi infornare dai 30 ai 50 min, a 180°

CREMA CHANTILLY:

Crema pasticcera + 250 gr di panna fresca montata

CREMA PASTICCERA di Luca Montersino

400 gr latte fresco intero
100 gr panna fresca
150 gr tuorlo
150 gr zucchero
35 gr amido di mais e riso.
Scorza di limone bio

Io precedo però nel modo classico, non seguo il procedimento di Montersino perchè si straccia la crema, quindi mischio tutto a freddo, mescolo zucchero e farina, verso poche gocce di latte per amalgamare il composto, e poi verso i tuorli pochi x volta, poi verso i liquidi riscaldati e la buccia di limone, e porto a cottura su fuoco medio basso.

Bisogna attendere che raffreddi completamente, prima di mescolarla a 250 gr di panna montata (rigorosamente senza zucchero), questa ricetta della crema pasticcera non mi ha fatto impazzire, in quanto secondo me sbilanciata sia per le uova che per lo zucchero, che ridurrò la prossima volta che la preparo.

Una volta pronti gli ingredienti, bisogna comporre poi il dolce, io lo farcisco e lo ripongo di nuovo nello stampo di cottura totalmente ricoperto di carta cellophane, in modo da sformarlo senza problemi, un'ora prima della presentazione lo ricopro di crema di briciole di pan di spagna per simulare la mimosa!

Questa ricetta per il pan di spagna consente di avere un prodotto già morbido e dolce, tanto che è buono da mangiare così com'è, e che non necessita di bagna, io ho nebulizzato solo latte, ma davvero poco, circa un bicchiere per tutto il dolce.
La crema è molto dolce, e con l'aggiunta della panna, è morbidissima.
Il risultato è stato un dolce da bambini, come la kinder paradiso.

A noi che siamo donne, ma pure un pò bambine ci è piaciuto parecchio!


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